Grazia Deledda - Marianna Sirca by AN

Grazia Deledda - Marianna Sirca by AN

autore:AN [AN]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura Italiana
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


37

Fidela, perché se no possiamo morire in peccato mortale. Allora, ascoltami bene: io mi fido di te come di un uomo, Fidela; tu non parlerai; ascoltami... abbiamo deciso di sposarci in segreto. Egli si è incaricato di trovare un prete che voglia sposarci in segreto. Volevo dirti questo.»

La serva la guardava e non pareva sorpresa; solo si stringeva un po'

nervosamente il rosario intorno al polso.

«Chi è quest'uomo?»

«È un servo, cioè uno che era servo, qualche anno fa: anch'io ero serva, e così ci siamo incontrati.»

«Tu, eri serva? Marianna?»

«Sì, che cos'ero se non serva? E l'uomo, tu lo conosci; è Simone Sole.»

Fidela indietreggiò d'un passo, atterrita; il rosario tremò al suo polso.

«Marianna! Sei malata?»

Marianna si drizzò sulla schiena, con le spalle nude, e stringendosi il lenzuolo al petto che le ansava forte, protese il viso in atto di sfida.

«Sì, sì, Marianna ha fatto questo! Voi la chiudevate dentro, Marianna, come una moneta dentro la cassa, eppure essa è scappata. Sì, sposerò un servo, un bandito: che ti importa? Ma egli, almeno, non ha badato a me per la mia roba.

Sì, sì, lo sposerò. Sono la padrona io, di me stessa.»

Fidela si riavvicinò e le mise la mano sulla spalla, e parve proteggerla tutta con la sua ombra.

«Marianna», disse con insolita dolcezza, come parlasse davvero ad una malata, «tu sei la padrona, chi lo nega? Tu puoi aprire e tu puoi chiudere. Non spetta a me di giudicarti. Solo ti domando una cosa: non pensi a tuo padre?»

«Mio padre non comanda più su di me. Ha comandato finché ero bambina, ed ha fatto di me quello che ha voluto: adesso basta.»

«Eppure bisogna che tu glielo dica; non lo dici a me che sono la serva?»

«No, io non lo dirò a nessun altro, Fidela! Lo dico a te perché tu sei qui e vedi quello che io faccio e non voglio che tu mi giudichi per quello che non sono.»

«Io non ti giudico! Tu puoi cacciarmi via e fare quello che ti pare e piace.»

Marianna reclinò il viso; un tremito lieve le sfiorava le spalle: vedeva l'ombra della serva oscurare il suo letto e sentiva la mano dura e possente premerle l'omero. Sì, le pareva d'essere veramente all'ombra di un albero o di un macigno, rifugiata in un'ora di tempesta; sentiva il calore del grande corpo maschio di Fidela e ricordava le notti infantili, il lettuccio della soffitta, l'ansia e gioia d'essere accanto alla serva.

Nulla era mutato, dopo quel tempo: le pareva d'essere ancora bambina: lo stesso mistero della soffitta era nella sua camera di donna; i personaggi delle leggende avevano preso vita, le cose inesplicabili avevano preso forma; eppure tutto era ancora mistero.

Afferrò con tutte e due le mani, come un ramo a cui si appigliasse per sostenersi, il braccio proteso sulla sua spalla e vi appoggiò la bocca per soffocare i singhiozzi.

«Io non so cos'è», disse poi, riprendendosi; «sono contenta di quello che ho fatto, ma ho paura. Mi pare sempre di sognare e che una mano mi conduca. Mi conduce, ma io la seguo perché questa è la mia volontà.



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